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Presentare il mondo

Jan 4th, 2014 Posted in Forse filosofia, Vita quotidiana | no comment »

Nella mia vita adulta ho imparato parole come noumeno, uro, neutrino, spinare, aureo. Adesso imparo, mostrandole ad È un angelo, cucchiaio, forchetta, piatto, se svuoto la lavastoviglie. Mano, piede, testa, quando lo vesto. In piedi, seduto, se gioco con lui. Ridi, bimbo, mamma, papà. 

Oltre al sapere pratico, che prima non possedevo -allattare, cambiare un pannolino, vestire un neonato, lavarlo, adeguare la casa alle sue esigenze, smacchiare i bavaglini non sono competenze che si acquisiscono studiando filosofia- sto reimparando alla base il rapporto tra la parola e gli oggetti. Ogni oggetto ha un suono, anzitutto. Prima dell’espressione, prima del  contenuto, prima del segno, prima perfino del  concetto c’è un suono. E dietro al suono c’è un rapporto tra due persone, chi pronuncia,  nominando il mondo,  e chi ascolta, apprendendo il mondo.

Oddio che responsabilità.

 

Capodanno bianco latte

Dec 31st, 2013 Posted in Vita quotidiana | no comment »

Far nascere il proprio bambino non è semplice, ma non fa così paura come sembrerebbe, anche se, credo, l’intervento del chirurgo mi ha facilitato un bel po’ le cose. Ho un bimbo in più e una cicatrice in più, ma importa solo il bimbo: tranne quando cambia il tempo.

Più complicato è allattarlo. Chi dice che allattare è un gesto innato dice una menzogna enorme e pericolosa. Enorme, perché ad allattare e a essere allattati si impara: innato è il riflesso di suzione, ma a ciucciare il capezzolo e non le manine o qualsiasi cosa capiti a tiro i bebè imparano. Pericolosa perché una mamma che, come me, si trovi a fare i conti con qualsiasi difficoltà, può facilmente scoraggiarsi e pensare di non essere adatta a un’azione che per tutte è naturale.

Ho avuto le ragadi, e posso assicurare che fanno male, le ragadi, ma solo al momento in cui il lattisughino si attacca. E il mio È un angelo, indispettito perché inibito dal bisturi a nascere il primo maggio, come sua natura con tutta evidenza profondamente rossa avrebbe voluto, poppava solo dalla tetta sinistra. Tutt’ora ha una spiccata preferenza per quel lato, e adesso, che è ampiamente svezzato e tetta per la gioia di tettare, per dormire meglio, per le coccole o perché sta male, lo lascio fare. Certo, l’asimmetria è bella solo se sei un quadro di Picasso, ma pazienza.

Si superano i problemi, e si superano insieme, mamma, bimbo e papà. I papà sono molto utili per allattare quando cercano di capire cosa non vada se qualcosa non va, quando fanno fare il ruttino al lattisughino o quando coccolano la mamma stanca, dolorante e in pieno baby blues. E superati i problemi ci sono i premi.

È divertente, a volte, allattare. Fornisce una pausa di riposo e di lettura alla mamma, e la gratifica di meravigliosi sguardi e sorrisi. I piccoli piccoli, fino a due, tre mesi, guardano la mamma con sguardo adorante e si addormentano, sazi, con aspetto da ubriachi, manco i seni secernessero vodka. Poi comincia il periodo dei sorrisi alla tetta: poppano, si staccano, sorridono, si riattaccano, ripoppano. Poi, e noi siamo in questa fase, c’è la tetta acrobatica: popperebbero pure a testa in giù, non importa. È  un angelo si getta a bocca aperta sul capezzolo, e non sbaglia un colpo.

È un angelo

Nov 15th, 2013 Posted in Vita quotidiana | no comment »

 

La principale novità di quest’anno di assenza è nota in rete come È un angelo,  ha sei mesi e qualche settimana, e mi mangia per intero.

Succhi tutti i miei momenti,

vampiretto senza denti.

Poppi tutti i miei pensieri

sanguisuga nata ieri.

Con voracità impunita

ti fai fuori la mia vita [1].

Sono buona: non vi racconterò tutto tutto della mia gravidanza serena, passata lavorando in libreria fino all’ottavo mese, con una pancia che faceva provincia. Né vi dirò nulla del parto, sono fatti miei. Né trasformerò questo spazio in un mommy blog. Mi hanno stufata, le mamme su internet. Ne ho fatta una scorpacciata negli scorsi mesi, e non ce la faccio più. Ho fatto anche una scorpacciata di testi femministi sulla maternità. Di quelli sono sazia, e forse, più avanti,  parlerò. Interessante, in rete, la campagna liberainfanzia, del blog Un altro genere di comunicazione. Ma sono cose del futuro. Intanto, dopo gli ormoni è ora di tornare a far marciare i neuroni. Devo solo trovare un buon sistema per caricare le immagini qui, ché i post senza immagini mi mettono tristezza (tranne nel caso in cui a scriverli sia  lui).

[1] Da Mammacannibale, di Letizia Cella, Stampa Alternativa, 1998