Salute pubblica e identità
Premessa: non sono stata licenziata, sono riflessioni sulla salute pubblica (dunque anche sulla mia).
Presentarsi con nome cognome professione, ossia identificarsi con la propria professione e affermarlo in pubblico, non va più bene. La professione dura un anno, un anno e tre mesi. Tempi di mercanti.
Non vale più la pena che io dica “Piacere, Azalais, sono un’insegnante di filosofia” oppure “Piacere, sono Azalais, faccio la libraia”.
Devo imparare a dire:
“Piacere, sono Azalais, ho letto quasi tutto quello che ha scritto Amelie Nothomb”
“Piacere, sono Azalais, mi piace il caffè freddo”
“Piacere, sono Azalais, ogni anno ricompilo il questionario di Proust”
“Piacere, sono Azalais, la pasta con le zucchine e la pancetta mi viene benissimo”
“Piacere, sono Azalais, mio marito mi chiama bimba ed è trenta centimetri più alto di me”
“Piacere, sono Azalais, cerco un lavoro a tempo indeterminato, perché essere creativa, dinamica, accurata e costruttiva mi riesce molto bene, ma mi riesce molto meglio se sono sicura di avere uno stipendio tutti i mesi”.
Piacere, sono Davide e non ho mai creduto nell’identità concessa dal lavoro – forse perché non ho mai ‘avuto’ un lavoro.
Mi sto disintossicando.
sulla mia carta d’identità c’è scritto “In cerca di occupazione”, anche se nel frattempo ho fatto tipo 4 lavori diversi.
Sulla mia dovrebbe esserci scritto ‘studente’. Se la ritrovassi.
“SONO un’insengante di filosofia.”
“FACCIO la libraia.”
In principio era il verbo.
Anch’io, ohibò, SONO un insegnante, stando alla mia carta d’identità. E invece cosa faccio? L’ “incercadioccupazione”.
Koan n.1
Shuzan mostrò il suo corto bastone e disse:
Se questo lo chiamate un bastone corto, vi opponete alla sua realtà. Se non lo chiamate un bastone corto, ignorate il fatto. Orbene, come volete chiamarlo?
Koan n.2
Una delle prime volte che ho incontrato tua cognata M.
(la più giovane delle tue congate M. – ho capito bene, stai cercando di evitare i nomi propri in questo blog?)
ella mi chiese: – Cosa fai nella vita?
E io: – Seghe.
Storico, immagino se ne ricordi.
Koan 3
Pochi anni dopo il koan n.2. Quando eravamo giovani, la donna che poi sarebbe diventata mia moglie mi fermò in un’aula affollata dicendo: “ehi, tu, che fai? Scrivi, suoni o disegni fumetti?”
Io: “Cosa ti fa pensare che io faccia una di queste cose?”
Lei: “L’arte è come l’onanismo e l’onicofagia, chi li pratica si vede subito”
Io: “Pratico tutte e tre cose, arte onanismo e onicofagia, e nessuna delle tre gradirei fosse scritta sulla mia tomba”.
Storico anche quessto, giuto.
…questo, giuro.
AndrSci non ho alcuna difficoltà a credere alla vera verità di quello che racconti. Fai molto bene sia storia sia storiografia.
Sono consapevole del fatto che il verbo è la base. Non è un lapsus, anche se a scuola non tornerei.
AdrSci alcune di queste me le ricordo pure io!! HAHAHAHAHAHAHAH 😀
sei un mito!!!
Azalais so che non è una consolazione, ma almeno a te riescono bene determinate cose, cose che ti piacciono oltretutto.
Io mi rendo conto di essere invece una non-tuttologa… riesco ad arrabbattarmi in tutto, ma non mi piace niente di quello che faccio/ho fatto e non m’è mai riuscito di eccellere in alcuna delle cose fatte…
non so se ti può consolare, ma almeno tu brilli di luce propria!! (e non è poco!!)
(cognata di mezzo)