N.B. Quanto segue favola è e favola va considerato.
Vi voglio raccontare una favola, una novella ambientata in Sicilia. Perché proprio in Sicilia, mi chiederete? Perché sono in tanti a dire che la Sicilia è un po’ il mondo, tutta colorata e multietnica e piena di fiori, roba da far invidia al Giardino dell’Eden. Dunque, nel giardino dell’Eden, oh, scusate, in Sicilia, c’è una scuola. È una scuola particolare, frequentata da insegnanti apprendisti. Vi chiederete come fa un insegnante apprendista a imparare? Un insegnante apprendista impara come imparano tutti gli artigiani: facendo. E così, la scuola per insegnanti apprendisti deve mettersi d’accordo con una scuola per ragazzi, di quelle piene di adolescenti simpatici e caciaroni, o anche antipatici e silenziosi, o antipatici e caciaroni, o simpatici e silenziosi.
E così, il direttore della scuola per insegnanti apprendisti telefona al preside della scuola per ragazzi caciaroni e silenziosi e gli chiede: “Caro preside della scuola per ragazzi caciaroni e silenziosi, possono i miei insegnanti apprendisti venire a imparare nella tua scuola?” Il preside della scuola per ragazzi caciaroni e silenziosi, guardando le proprie scarpe gialle, chinando la testa dal naso un po’ a becco e tenendo le dita incrociate dietro la schiena risponde: “Caro direttore della scuola per insegnanti apprendisti, certo che gli insegnanti apprendisti possono venire da noi! Aiuteranno i nostri insegnanti professionisti e impareranno un mestiere” “Caro preside, metteresti una firma su questi fogli? Siamo personaggi di una favola, ma la legge è la legge lo stesso. Non è che io non mi fidi, eh. Inoltre, caro preside, per ringraziarti ti offro di insegnare alla scuola per insegnanti apprendisti, così potrai aiutare le nuove generazioni a imparare un mestiere e guadagnare un po’ di soldini”.
Passano i giorni, i mesi, gli anni. Il preside della scuola per ragazzi caciaroni e silenziosi lavora alla scuola per insegnanti apprendisti e lascia che gli insegnanti apprendisti imparino un mestiere dentro la scuola per ragazzi caciaroni e silenziosi. Poi, un giorno, un’altra telefonata. È sempre il direttore della scuola per insegnanti apprendisti: “Caro preside della scuola per ragazzi caciaroni e silenziosi, la scuola per insegnanti apprendisti non ha più bisogno del tuo lavoro. Vai a casa, ma per favore continua a permettere agli insegnanti apprendisti di imparare dagli insegnanti professionisti della scuola per ragazzi caciaroni e silenziosi. Del resto, ti sei impegnato a farlo firmando un contratto scritto. Ops, dimenticavo, il contratto scritto è sbagliato: se un insegnante apprendista cadesse e si facesse male all’interno della scuola per non avrebbe nessuna garanzia e denuncerebbe la scuola per insegnanti apprendisti e la scuola per ragazzi caciaroni e silenziosi per non averlo tutelato. Sarebbero guai sia per te che per me. Potresti dunque firmare un nuovo contratto?” “Caro direttore della scuola per insegnanti apprendisti, certo che firmo il nuovo contratto. Ma tu devi darmi di nuovo i soldini che guadagnavo insegnando alla scuola per insegnati apprendisti”
La storia finisce qui. Lascio alla fantasia del lettore immaginare cosa stiano facendo adesso gli insegnanti apprendisti.
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